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Potrebbe essere un problema…

L’alcol affianca da sempre l’uomo nella sua storia. Ogni cultura, anche se in tempi e con modalità differenti, ne presenta un consumo diffuso e secolarizzato.
Utilizzato in svariate occasioni, l’alcol riveste funzioni importanti nella vita sociale ed economica della comunità: accompagna rituali e cerimonie, corona festeggiamenti, assume un ruolo primario anche nell’ambito religioso. Oggetto di discussione e polemica, induce lungo i secoli a due posizioni contrastanti: da un lato, un atteggiamento relativamente positivo, basato sulla convinzione che modeste quantità di alcol permettono alla persona di sentirsi meno ansiosa, di essere più vicina agli altri, di esprimere sentimenti normalmente inibiti, dall’altro un forte criticismo che sfata completamente l’idea precedente. La diffusione di alcol è strettamente legata pertanto all’intero gruppo sociale. In questo contesto nella nostra epoca, la pubblicità svolge un rilevante ruolo di rinforzo riguardo l’uso dell’alcol associando ad esso accattivanti e moderni messaggi. I giovani sono spesso attratti dalle novità e questo li rende più inclini a seguire una moda. I modelli proposti sono lontani da quelli tradizionali e spesso sono messi in pratica al di fuori del controllo familiare eo sociale e contro qualsiasi regola normativa e legislativa. E’, la nostra, una cultura in cui la libertà di non bere (che appare fuori moda) non è prevista.
Spesso l’abitudine al bere inizia in famiglia: c’è disinvoltura nell’assumere sostanze alcoliche in presenza dei membri della famiglia. Nel contempo le abitudini famigliari ed individuali incidono nel processo identificativo del giovane, così come non è indifferente su di esso l’influenza del gruppo dei pari, che consolida il bere sociale (condivisione con gli amici) ed anche il bere eccessivo.
Un tempo l’appartenenza sessuale evidenziava una certa disuguaglianza delle abitudini al bere. Oggi per ambo i sessi l’alcol viene bevuto in particolare fuori casa in locali ove è “necessario” per l’aggregazione e il divertimento. Sostanzialmente si rileva che il numero di bevitori tra i più giovani risulta aumentato.
Sono sempre più gli adolescenti che consumano alcol: nel 2001, l’ISTAT ne ha contati 870.000 di età compresa tra i 14 e i 16 anni. L’incremento maggiore si registra tra le teenager, passate dal 35,7% del 1998 al 41,6% del 2001.
In questa fascia di età sono circa 400.000 gli adolescenti che abusano soprattutto di birra, vino e superalcolici. Il primo bicchiere si consuma a 11 – 12 anni, l’età più bassa nell’Unione Europea.
Sia i maschi che le femmine preferiscono la birra (354.349 consumatori e 216.462 consumatrici in questa fascia di età).
La birra è pertanto la bevanda preferita rispetto a vino e liquori anche se questi ultimi sono in costante aumento. La birra è dissetante, si accompagna bene alla pizza, è anticonvenzionale, ma soprattutto, nell’immaginario giovanile, si correla bene al concetto di socialità, di amicalità e quindi di allegria, di divertimento, di evasione e di disimpegno. Una sostanza alcolica come la birra sostituisce la tradizionale percezione dell’alcol quale il vino considerato come “cibo”.
Bere birra pertanto rappresenta per i giovani un affrancamento dei vincoli familiari, ma anche una affermazione di individualità. Nell’immaginario giovanile il vino, infatti, si collega a concetti di tradizionalità, semplicità e rusticità e non è da sottovalutare l’uso dei superalcolici da parte dei ragazzi, che palesa una probabile tendenza alle forti sensazioni.
Si sottolinea in tal modo la frequente e complessiva tendenza dei giovani a scegliere differenti livelli di comportamenti rischiosi e si assiste sempre più ad un uso combinato di alcol e droghe, in particolare ecstasy, cocaina, anfetamine e psicofarmaci.
Molti studi sociologici dimostrano che oggi i giovani condividono tratti che appartengono ad un individuo che è in fuga dal sociale. Le ricerche hanno infatti evidenziato che l’eccessivo uso di alcol si associa alla predisposizione dei giovani ad amare l’avventura e l’imprevisto, a correre in macchina e/o moto a forte velocità. Sembra una sfida ad un ordine precostituito, in assenza di altre conflittualità funzionali alla crescita ed alla maturazione individuale. In tal modo ci si distacca dalle norme sociali, per considerare il momento del rischio come reale, si cerca un modo per oltrepassare i propri limiti, un modo per sfuggire alla noia e all’oppressione di un presente che pare non coinvolgere, si cerca un modo per sfuggire da ambienti che condannano atteggiamenti fuori dagli schemi. L’uso di alcol e droga hanno forse un preciso significato, quali strumenti per cercare un conflitto che porti a qualcosa di alternativo, rispetto al rapporto fra giovani e adulti.
Ma quanto in effetti tutto questo può determinare modelli di vita alternativi o quanto in effetti determini un meccanismo di omologazione, questo è tutto da verificare. Forse infatti i giovani non cercano una vita alternativa, forse vorrebbero soltanto esprimere sé stessi senza essere influenzati dalle aspettative sociali degli adulti.
I giovani oggi devono confrontarsi con le attuali difficili situazioni sociali caratterizzate da una struttura familiare in crisi, dal consumismo e dalla mancanza di valori sociali, dalla disoccupazione e da una crescente offerta di sostanze sia esse legali ed illegali capaci di produrre dipendenza e presentate come soluzioni chimiche a problemi esistenziali.
L’abuso di alcol è particolarmente pericoloso se associato alla guida di mezzi di trasporto perché aumenta il rischio di incidenti stradali.
Secondo i dati della Polstrada riferiti ai primi 10 mesi del 2005 sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 32 anni ad esagerare con l’alcol il sabato sera e poi a mettersi al volante (pari al 72% delle persone fermate mentre guidavano in stato di ebbrezza). Dalle multe fatte da Polizia e Carabinieri nei Weekend, in questi 10 mesi, considerando i conducenti più giovani (tra i 18 e i 22 anni) emerge che ben il 63,5% di quelli risultati positivi aveva un tasso alcolemico superiore a1 g/l (il limite è di 0,5g/l). Nel 2005, la fascia oraria nella quale è stato fermato il numero più alto di conducenti ubriachi (il 19,6% dei controllati) è quella tra le 4 e le 6 del mattino.
L’alcol è responsabile di circa 1|2 degli incidenti stradali mortali che si verificano durante un anno ed è presente in circa il 50% degli utenti della strada coinvolti in altri incidenti. La probabilità di provocare incidenti mentre si guida aumenta di 5 volte per livelli di alcol (alcolemia) nel sangue di 0.5 g/l diventando molto elevata per valori di 1.5g/l.
Attualmente la legislazione italiana (Codice della Strada art. 186) pone come limite, per guidare senza incorrere in sanzioni, lo 0.5 g/l di alcol nel sangue, corrispondenti a due bicchieri di vino o due lattine di birra o a due bicchieri di superalcolici (in un uomo di circa 70 Kg).
Questi limiti possono essere raggiunti con diverse quantità di alcol in rapporto alle condizioni fisiche generali, al peso corporeo, all’età, al sesso, al cibo ingerito, alla temperatura e alla quantità di assunzione delle bevande alcoliche.
Non esiste però un livello di alcolemia sicuro, perché il rischio cresce progressivamente:

Grammi/litro
di alcol nel sangue EFFETTI
(Alcolemia)

0.2I riflessi sono leggermente disturbati e aumenta la tendenza ad agire in modo rischioso.
0.3Movimenti e manovre vengono eseguiti più bruscamente.
0.4La percezione sensoriale è ridotta a causa di una elaborazione mentale difficoltosa.
0.5LIMITE LEGALE ALLA GUIDA.
0.6Facilità nel commettere errori anche di grave entità.
0.7Tempi di reazione molto lunghi.
0.8Ulteriore allungamento dei tempi di reazione.
0.9Forte diminuzione della capacità di valutare distanze, ingombri, movimenti.
1.0 Stato di ebrezza chiaramente visibile, mancanza di attenzione, livello di capacità visiva minima, tempi di reazione disastrosi.

Se all’uso di alcol si associa poi l’uso di farmaci e/o droghe gli effetti sono potenziati, il rischio pertanto aumenta in maniera esponenziale.

Il nostro Paese risulta uno dei più forti consumatori di alcol. L’uso di alcol causa infatti in Italia dai 30 ai 40 mila morti l’anno. Le cause di morte più diffuse sono:
Psicosi alcolica 100%
Cirrosi epatica e patologie epatiche 60%
Tumori (labbra, esofago, faringi) 17%
Omicidi 50%
Suicidi 35%
Incidenti stradali 46%
Altri incidenti 10%
L’abuso in generale ha un impatto notevole sulla salute dei giovani e secondo alcune ricerche è possibile ipotizzare la comparsa di danni epatici e di problemi nutrizionali L’alcol infatti: riduce il metabolismo, gli ormoni della crescita, influenza in negativo la produzione degli ormoni sessuali ed esercita un’azione nociva sul cervello in fase di sviluppo.
Numerosi inoltre sono i problemi sociali legati all’uso di sostanze alcoliche: separazioni, divorzi, violenze fisiche e sessuali, vagabondaggio, condotte psicopatiche, fallimenti professionali e licenziamenti, incidenti stradali, infortuni sul lavoro, incidenti domestici, ect. I problemi pertanto interessano sia la sfera sociale (problemi di lavoro, famigliari, finanziari, legali, relazionali, scarsità di interessi) che la sfera psichica (instabilità emotiva, irritabilità, ansia, insonnia, disattenzione, amnesie, difficoltà di concentrazione, deficit cognitivi, gelosie patologiche, idee suicidiarie).
Il problema è un problema multifattoriale ed esso inizia con l’uso di sostanze alcoliche. La nostra cultura accetta, come sopra descritto, il bere sociale (moderato) non definibile scientificamente. C’è tolleranza culturale, però non è possibile definire la moderazione né in termini qualitativi, né in termini di quantità assunta giornalmente (quello che vale per una persona non può essere generalizzato per un’altra).
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) afferma che il maggior numero di problemi legati all’uso dell’alcol in una comunità non deriva dal numero di bevitori problematici, ma dai bevitori moderati che, pur avendo un minor rischio personale, rappresentano nell’insieme un numero ben superiore di persone rispetto a quello delle persone con sostanziali problemi d’abuso. Come abbiamo visto infatti anche ad alcolemie molto basse (si veda schema precedente) si possono già verificare alcuni effetti dannosi per la propria e altrui salute e sicurezza.
Bere è rischioso. Generalmente se si beve poco e non di frequente i rischi sono più contenuti, ma più si beve e con maggiore frequenza, più aumentano i rischi.
E’ importante pertanto che tutti, non solo i giovani, cerchino di modificare il proprio comportamento rispetto all’uso di bevande alcoliche e questo può essere fatto solo attraverso una netta consapevolezza e responsabilità nel scegliere se, quando, in che modo e perché usare alcol ed in alternativa sentirsi liberi di scegliere di non bere.
Se invece qualcuno ha qualche dubbio sull’adeguatezza del proprio bere può sempre autosomministrarsi il seguente test.

CAGE TEST
Hai mai sentito la necessità di ridurre (C cut down) l’uso di bevande alcoliche ?
Sei mai stato infastidito (A annoyed) da critiche sul tuo modo di assumere bevande alcoliche?
Hai mai provato disagio o senso di colpa (G guilty) per l’assunzione di bevande alcoliche ?
Hai mai assunto bevande alcoliche appena alzato (E eye opener) ?

Una risposta positiva – sospetto
Due risposte positive – alta probabilità
Tre risposte positive – certezza di un bere problematico

Bibliografia:
-Educazione Sanitaria. Promozione alla salute vol.21 n.2 1998
-Alcologia – Riviste settembre/dicembre 1999
-Guida Utile all’identificazione e alla diagnosi dei problemi alcolcorrelati ottobre 1999
-Alcologia n.12 2000 – Rivista
-Alcol 100 Domande 100 Risposte CSDPATrento
-Osservatorio Alcol e Giovani – Alcune verità quaderno n.7 del 1995
-Indagine Multiscopo ISTAT 2002 “Stili di vita e condizioni di salute – ISS
-Internet

A.S.S. 6 “Friuli Occidentale”Dipartimento per le Dipendenze- Pordenone
Dott. Cimarosti Paolo –MedicoResponsabile Servizio Alcologia
Dott.ssa Cason Silvana – Assistente Sociale
Dott.ssa Sut Sara – Assistente Sociale

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