Questo sito utilizza diversi tipi di cookie, sia tecnici sia quelli di profilazione di terze parti, per analisi interne e per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze manifestate nell'ambito della navigazione.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui.
Se chiudi questo banner o prosegui la navigazione acconsenti all'uso di tutti cookie.

| |


Spazio libero per la tua pubblicità,
contattaci »


Ultime considerazioni sulla L.i.S. in visione dallo Stato italiano

La nuova veste della Lingua dei Segni Italiana, è il risultato delle attività di ricerca ed aggiornamento costante dall’estero che, per una lingua a grande portata, la L.i.S. aveva integrato con dialetti ad-hoc: una valutazione linguistica, un riesame sistematico condotto dalla CNR di Roma, la valutazione dei risultati del lavoro del gruppo dell’Ente Nazionale dei Sordomuti e numerose indagini condotte a livello internazionale presso l’Università di Gallaudet.

Inevitabilmente queste azioni scientifiche hanno un grandissimo impatto sugli utilizzatori della lingua dei segni con radicali cambiamenti connessi a benefici linguistici.
La priorità di comunicazione sociale ha generato una convinzione migliorata, tra breve di tipo rivoluzionario, perchè introduce nuovi requisiti che incidono in modo significativo sul vecchio termine “linguaggio mimico-gestuale”.

La necessità di chiarire il significato di alcuni requisiti persiste tuttora perchè lo Stato italiano fa fatica a comprendere l’identità linguistica delle persone sorde in quanto la si suppone, in modo abbastanza presuntuoso se non prevenuto, di difficile o difforme applicazione.

La richiesta sul riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana indica, in modo lampante, maggiore attenzione per la nostra società in cui operano le organizzazioni e in cui il sommo supervisore di tutto e di tutti è la PA. Prestate qui attenzione, adesso chi è il legale supervisore di migliaia e migliaia cittadini dato che la PA è incapace di intendere e di esprimere in modo fluente alcuna Lingua dei Segni? Paradossalmente parlando, di sicuro la PA conosce l’inglese o il francese o il tedesco per far felici gli stranieri e il mercato monetario, mentre i sordo-muti nati in Italia sono tagliati quasi del tutto fuori dall’intera società sul territorio italiano. (Sono decenni e decenni che lottiamo, è un circolo vizioso perché c’è sempre qualcuno che ci prende per la nuca e ci sposta verso la cuccia; allora ci affidiamo solo al Signore perché non crediamo ai giganti illusi riguardo il super-uomo e l‘uomo bionico, né che la moneta possa creare un nuovo ordine mondiale. Sappiamo che tutti gli uomini non vivono e non muovono invano, quanto che siamo stati creati dalla cenere e cenere ci torniamo.)

La considerazione prioritaria è potenziare i sistemi di gestione per il riconoscimento della Lingua dei Segni, ancora poco espresso dai mass-media.
Purtroppo in molti articoli i termini linguistici usati per definire la lingua dei segni o per definire la comunità sorda, sono troppo sballati; nonostante tutta l’attenzione fu concentrata per evitare la non conformità, perchè sono troppo presenti tuttora nella pratica quotidiana dei detti e le barzellette sullo “scemo del villaggio” al fine di provare a descrivere una persona sorda.
Non è neanche possibile fare paragoni tra il nonnetto divenuto sordo per la vecchiaia e il bimbo che è sordo dalla nascita.
Risulta infatti eccessiva l’enfasi data dai normodotati anteponendo lo stereotipo alla persona come individuo singolo, con il conseguente aumento degli equivoci sulla richiesta dei servizi che garantiscono legalmente, senza indugi, una reale cittadinanza alla persona Sorda.

La situazione non è certo stata favorita da tante iniziative che hanno forzato l’obbligatorietà a senso unico del metodo oralista, con la conseguenza di mettere seriamente a repentaglio lo sviluppo psico-cognitivo del minorenne sordo.

La credibilità della qualità di vita migliore per le persone sorde è la nostra via da perseguire, in quanto anche la scienza (quella vera che non agisce per la moneta) da secoli è dalla nostra parte, con particolare riguardo all’identità culturale e linguistica che ci vedono come una rispettosa minoranza internazionale.

Lo sviluppo pacifico dell’integrazione fra normodotati e non-udenti ha un futuro breve se si fonda sull’approccio esclusivamente oralista: essere uno degli ultimi Paesi al mondo per mancanza di riconoscimento legislativo o costituzionale, non è un vanto a fronte della convenzione ONU che solo di recente ha stabilito il diritto delle persone di essere bilingue (Lingua dei Segni + lingua orale).
L’unica base solida sulla quale ottenere ampi consensi sulla Lingua dei Segni Italiana sono la credibilità e la visibilità della Pubblica Amministrazione.

Un’altra considerazione notevole è proprio sulla XVI LEGISLATURA per il rinnovato DISEGNO DI LEGGE per il Riconoscimento della lingua dei segni italiana – LIS – in quanto il disegno precedente fu fatto DDL e infine caduto assieme al vergognoso governo Prodi. (Premesso che non siamo né di sinistra né di destra perché siamo un tutt’uno, le distinzioni sono tipiche dei laici che sanno manovrare il caos di questo mondo esclusivamente materiale.)
Esso, il disegno di legge, può aiutare le associazioni che hanno alla direzione le persone sorde a ottenere opportunità intraculturale insieme alla PA per una migliore qualità di vita interculturale.

Rimanere qui in Italia fu per non poche persone, come me, una scelta ideale per trascorrere un periodo impegnativo all’insegna della solidarietà dalla A alla Z.
Allo scopo di fornire maggiori chiarimenti possibili sulla Cultura Sorda e sulla Lingua dei Segni (in particolar modo sul senso del movimento auDista e del movimento DeafHood) tutto il mondo ha messo nella rete elettronica a disposizione di tutti gli interessati del materiale multimediale, realizzato in seno all’imponente Federazione Mondiale dei Sordi – WFD – in collaborazione con molti Stati del Nord che avevano già riconosciuto nella loro Costituzione la Lingua dei Segni locale, con le Università (prima fra tutti la Gallaudet di Washington), e con le organizzazioni umanitarie – ONU -.

Mi viene in mente il termine “ghetto” che solitamente i normodotati ci affibbiano appena notano che un gruppetto di non-udenti si mettono per conto loro.
Ma, da anni, esistono là in America delle città fondate da persone sorde giusto per non ghettizzarsi ma semplicemente perchè queste comunità non hanno più voglia di sentirsi svantaggiata negli Stati Uniti degli udenti troppo spesso auDisti. In queste città speciali dove si usa prevalentemente la Lingua dei Segni e la lingua scritta anzichè parlata a voce finalmente ogni persona sorda può essere se stessa ovunque si trovi (dagli uffici pubblici, alle imprese private, alle scuole) e con qualsiasi interlocutore (dai vicini di casa ai professionisti di vario settore: poliziotti, infermieri, dottori, receptionisti, amministratori di quartiere, colleghi, direttori e preti).
E poi i sordi da un paio di secoli girano “pel mondo” perchè dal fondo dei nostri cuori riconosciamo senza dubbi che siamo tutti fratelli e che, come canta la Irene, “tutto il mondo è Paese, e siamo milioni”.
Ma a insistere col termine ghetto per descrivere la comunità sorda “perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?” come lampamente esprime Luca nel verso 6,41 del suo vangelo. E’ bene ricordare sempre che gli occhi sono i reali padroni di tutti gli altri sensi capaci di inganno.
Quindi non posso fare a meno di ribattervi che sono gli udenti a creare certi ghetti: dalla nazionalità ottenute tramite le guerre, dall’uso della propria lingua madre o dei dialetti locali per chi si vuole distinguere dal resto del suo Paese, il razzismo per il colore della pelle o per il tipo di fede, etc (chi più ne ha, più ne metta). Evito di nominare altre azioni del genere che gli udenti sono tuttora in grado di fare!

Se la Pubblica Amministrazione non si mette ai ripari dai pesanti richiami e dalle note di demerito internazionali, grazie al federalismo la comunità Sorda italiana potrebbe scegliere una città italiana per raggrupparsi e farsi più all’avanguardia riguardo il diritto del cittadino in ambito legale, sociale e familiare. Sembra illegale, tipo alla e-bay, e utopico. Invece udite, udite che le persone sorde con tutte le loro ricchezze messe assieme in una città italiana possono comprare palazzi, edifici e mezzi di trasporto privati. Far venire da ovunque dipendenti statali (da impiegati semplici, a dottori, a forze dell‘ordine, a ricercatori) che conoscono e rispettano la Lingua dei Segni. Far maritare, ad esempio, interpreti e persone sorde tra loro per togliere la motivazione economica sulla convivenza con il popolo sordo. E mille altre azioni realizzabili legalmente, alla faccia del lodo! In questa città cui aspiriamo non c’è posto per i reali ghettizzatori che vogliono escludere il diverso (intendo diverso colui che non usa le orecchie per sopravvivere), o peggio, che per lungo tempo ignora il diverso, e neanche per i noiosi (intendo noioso chi procura costantemente dolore e tristezza) guerrafondai del ventunesimo secolo – NO COMMENT.

Articoli Correlati

Nessun commento Leave a comment »

No comments yet.

Leave a comment


Notice: Undefined variable: user_ID in /var/www/AssistentiSociali.org/blog/wp-content/themes/assistentisociali/comments.php on line 39