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Contrasto all’emarginazione e forme di aiuto: quotidianità del fenomeno ed attori sociali (V parte)

La povertà e l’emarginazione sociale viste con gli occhi delle istituzioni sociali.

Come abbiamo potuto osservare, le diverse normative che negli anni si sono susseguite, hanno fatto entrare in gioco le varie istituzioni locali. Nello specifico, il Comune è inteso dallo Stato come soggetto obbligato all’assistenza ed il suo compito sarà quello di trovare i mezzi ed i fondi per soccorrere il povero.
Un argomento cruciale è quello del “Contrasto alla povertà e all’esclusione: quale coesione sociale e quale cittadinanza?” affrontato per esempio da Bergamaschi.
Sulla base della legge quadro nazionale n. 328 del 2000 per la “realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, le leggi che sono state attuate negli anni nelle diverse Regioni d’Italia affrontano, come tema centrale, il contrasto tra la povertà e l’emarginazione, promuovendo la costruzione di un sistema integrato di interventi e di servizi sociali. La “povertà” infatti, in una visione generale, è intesa come un processo, una condizione di vita ed è una categoria delle politiche sociali. Proprio le leggi regionali, si adoperano nel contrastare le situazioni di disagio, di bisogno e nella promozione di una cittadinanza sociale attiva.
Soprattutto negli anni ottanta, è stata introdotta la categoria delle “nuove povertà”, intese come la «presenza nel corpo sociale di un insieme eterogeneo di situazioni di disagio e di fragilità (malattia mentale, tossicodipendenza, emarginazione adulta grave, prostituzione ecc.)» ma anche di “povertà” vista come «condizione di disagio, di social problem.» Alla base di ciò, ci sono la coesione sociale e la fragilità dei legami.
Per questo, è l’utenza che si rivolge ai servizi socio – assistenziali e rappresenta, quindi, il nuovo pubblico che esprime una multidimensionalità del problema. Entrano così in campo, oltre ai servizi socio – assistenziali, le politiche settoriali. Esse sono un modello di welfare pubblico locale “classico”, caratterizzato da un modo di affrontare i problemi uno alla volta e reindirizzare la persona, qualora risulti necessario, ad un altro servizio presente sul territorio.
Negli anni novanta, si incomincia a parlare di esclusione sociale, sia come natura processuale del fenomeno, sia come la rottura del legame sociale e lo scollegamento dell’individuo dal suo gruppo di appartenenza. L’esclusione è l’insieme di storie individuali, molto simili, sul piano sociologico.
Recentemente, nei paesi europei, si è avviato il processo di “destabilizzazione degli stabili”, come li definiva Castel, che investe soprattutto i soggetti con un vissuto biografico, fino ad allora caratterizzato da forte stabilità. Ritorna il tema degli inclusi (cioè sono quelli che traggono profitto dalla ricchezza che è socialmente prodotta) e degli esclusi (che sono invece quelli che rimangono esclusi da questa ricchezza).
Quindi i “nuovi poveri” sono definiti come un gruppo a parte della società, che si trova ai suoi margini, per i quali diventa necessario creare alcune politiche basate sulla tutela della dignità di ogni persona.
Tutte le leggi regionali tentano di accogliere la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, come obiettivo primario. Proprio nella povertà riconoscono il criterio di accesso prioritario al sistema dei servizi sociali. Tutto ciò è previsto nella, già citata, legge quadro nazionale n. 328 del 2000 il cui scopo era quello di assicurare il raggiungimento di alcuni obiettivi strategici: coinvolgere nella programmazione e nella realizzazione una rete di Servizi Sociali, non solo le istituzioni, ma anche il Terzo settore; porre alla base della realizzazione e dello sviluppo dell’offerta dei Servizi Sociali un processo di Pianificazione territoriale; prevedere per tali servizi, un processo di qualificazione attraverso l’accreditamento ed assicurare i processi di integrazione sociosanitaria, per creare un sistema integrato dei Servizi Sociali. La povertà quindi è vista come scarsità di risorse e di mezzi economici, legata all’esclusione sociale, oppure a situazioni di fragilità. Le azioni di contrasto alla povertà, previste sia nella legge quadro e poi riprese nelle diverse leggi regionali, sono segno di adozione di politiche di inclusione sociale. Queste permettono l’integrazione e la partecipazione di tutti i membri della società. Le prestazioni offerte sono di tipo universalistico, cioè accessibili a tutti indipendentemente dalla contribuzione, ma in via prioritaria, a coloro che sono intesi come i più bisognosi. Due scopi fondamentali che le Regioni si prefiggono, con la costruzione del Sistema integrato di interventi e di servizi sociali, sono: 1) promuovere il superamento dell’approccio categoriale, alle situazioni di svantaggio e di fragilità e 2) evitare di abbandonare a se stesso il “popolo dell’abisso” (lo stesso Bergamaschi utilizza questa definizione per rappresentarci le persone che possono creare criticità ai servizi o alle strutture, nel momento della presa in carico). Obiettivo principale delle leggi regionali è quello di migliorare la situazione di bisogno di una persona o la possibilità di fornirle delle risposte, perseverare la coesione sociale della comunità, intervenire sul legame sociale e ricomporre la frattura nel corpo sociale.
Gli strumenti creati ed adottati dalle diverse amministrazioni sociali sono:
– la Carta dei servizi sociali che è il mezzo utilizzato nella promozione della qualità e nell’attenzione verso i cittadini ed è un documento che “non si limita a regolamentare l’accesso ai servizi riproducendo la logica dei soggetti erogatori, ma si concentra sulle persone che hanno bisogno di accedere ai servizi” (definizione presente nel Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001- 2003);
– la mappa dettagliata delle strutture sociali con i recapiti telefonici, gli indirizzi, i tempi di erogazione delle prestazioni e le tipologie;
– lo sportello sociale o lo sportello unico che è presentato, nella legge quadro 328 e nel Piano nazionale, con il nome di Segretariato sociale. La sua funzione risponde ad un’esigenza dei cittadini di ricevere informazioni complete sui diritti alle prestazioni e alle modalità di accesso ai servizi; ma anche nel conoscere le risorse sociali presenti sul territorio in cui il cittadino abita, che possono essere utili per soddisfare i bisogni personali e quelli familiari.

BIBLIOGRAFIA
Bergamaschi M., “Contrasto alla povertà e all’esclusione: quale coesione sociale e quale cittadinanza?”, in G. Costa (a cura di), La solidarietà frammentata. Le leggi regionali sul welfare a confronto, Bruno Mondadori, Milano 2009.
Castel R. (1994), De l’indigence à l’exclusion: La désaffiliation, in J. Donzelot (Ed.), Face à l’exclusion: Le modèle français, Paris, Edition Esprit.
Legge quadro nazionale n. 328 del 2000 per la “realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”.

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