Cocaina, la droga della volontà di potenza
Oggi si diffonde la cocaina. Questa, al contrario dell’altra è la droga dell’azione e della sfrenatezza. Ti fa sentire onnipotente, annulla la fatica, aumenta la tua capacità di concentrazione. Ma lo fa con qualsiasi cosa tu faccia in quel momento: giocare a carte, parlare, fare sesso, ballare, lavorare, correre. E tutto ciò che stai facendo ti appare sempre giusto, perfetto. Non hai nessun senso del limite, nessuna inibizione, non devi rendere conto a nessuno: ti senti al di sopra del bene e del male.
La cocaina è la droga del dominio e della volontà di potenza. Per qualcuno è un mezzo provvisorio per fare cose sgradite. Alcune ragazze la prendono per resistere alla fatica notturna, fare ciò che chiede il cliente, prostituirsi.
Poi smettono. Alcuni studenti, alcuni manager la usano per affrontare una prova difficile senza inibizioni e paure. Per molti però diventa, a poco a poco, un grimaldello per evitare le difficoltà e le responsabilità. Lo studente, un tempo, prendeva la simpamina per non addormentarsi e studiare di più. Ora prende la cocaina per essere brillante all’esame. Non gli serve per prepararsi, gli evita di farlo.
Tutte le droghe sono sempre state un mezzo autodistruttivo per non affrontare le prove della vita a viso aperto, facendo ricorso alle proprie risorse interne, alla propria ricchezza emotiva e spirituale. Con la cocaina la gente rischia di bruciarsi il cervello per sentirsi onnipotente, senza inibizioni, senza freni morali, il superuomo di Nietzsche. Perché lo fa? Forse perché non ha più energia, ideali, motivazioni, non ha più passioni, non ha più fede.
E cerca il puro senso del potere come sostituto del vuoto interiore che l’attende.
(Pubblicato sul Corriere della Sera il 26 marzo 2007)
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