Qualità della vita nel mondo psicotico e stigma sociale
Argomento della ricerca sulla quale ho strutturato la mia tesi di laurea sono i disagiati mentali e le loro condizioni di vita in un contesto di ordinaria quotidianità. Come si rapportino all’ambiente circostante, dal gruppo parentale agli amici, dal personale socio-sanitario alla comunità di appartenenza alla società in senso lato.
Disagiati mentali le cui patologie sono frutto non di fattori biologici (tra l’altro più complessi da individuare), bensì di eventi, esperienze, traumi di vario genere occorsi nelle loro esistenze e di fattori socio-ambientali. Tra questi ultimi, lo stigma sociale è senz’altro un tipo di esperienza che grava sulla persona disagiata pregiudicandone la qualità di vita. Un fenomeno articolato, dalle molteplici sfumature sotto forma di ostilità, indifferenza, canzonatura, aperta condanna, che determina sempre e comunque emarginazione e poi esclusione della vittima designata. Stigma sociale e relative dinamiche discriminatorie figlie di paura, diffidenza, inquietudine suscitati dalla malattia mentale, nonché di pregiudizi e stereotipi alimentati dai Media, in primis quello della pericolosità sociale. Processi di stigmatizzazione, inoltre, di matrice etologico-ancestrale, connaturati all’uomo, che possono dunque manifestarsi involontariamente, in modo spontaneo, ogni qualvolta ci imbattiamo in qualcuno percepito sostanzialmente diverso da noi.
Nella IV parte, quella che conferisce a questo lavoro un’impronta sperimentale, viene affrontato un caso clinico frutto del mio lavoro di tirocinante in un centro di salute mentale, dove ho modo di trattare e includere tutti gli argomenti trattati, ovvero come vive l’utente nella struttura residenziale della Casa Famiglia, il suo background familiare ed esperienziale, come si pone la comunità nei suoi confronti (se lo stigmatizza o meno).
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