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Pari opportunità per i GIOVANI: Risoluzione n. 8770/07 del Consiglio d’Europa (II parte)

L’esperienza maturata in Italia finora, nel campo delle Politiche giovanili, è stata molto frammentata, infatti, la mancanza di una legge quadro, ha incrementato l’eterogeneità della legislazione e delle attività a livello locale. Solo due leggi a livello nazionale hanno in un certo modo dato attenzione al settore ‘gioventù’:
– il T.U. 309/90, relativo alla marginalità delle tossicodipendenze;
– la Legge 216/91, poi confluita nella 285/97, sulla devianza minorile.
Entrambe le leggi hanno stanziato fondi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza mancando, però, di progettualità. Elemento che è stato introdotto come metodo innovativo, in particolar modo per le pratiche sociali, con la legge 285/97 ‘Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l’infanzia e l’adolescenza’, che ha previsto lo stanziamento di un Fondo nazionale per stimolare gli interventi in merito. Lo scopo era anche quello di riuscire a tessere una rete sociale territoriale mediante la metodologia della progettazione co-partecipata.
L’importanza di emanare una Legge-quadro in merito concretizzerebbe il principio della trasversalità dell’azione rivolta ai giovani, che non si può esaurire nell’attività di un unico Ministero, garantendo la sussidiarietà dei diversi livelli istituzionali. Così facendo si razionalizzerebbe la frammentarietà degli interventi riconducendoli ad obiettivi unitari, mediante un approccio politico integrato, con la redazione di Progetti Giovani Integrati.
Un’esigenza dimostrata anche leggendo i dati sulla situazione occupazionale nazionale. In Italia sono particolarmente bassi i tassi occupazionali dei giovani, fra i più bassi dell’UE; questi non rispecchiano inoltre elevati tassi di frequenza scolastica o elevati livelli d’istruzione. In effetti, il livello d’istruzione dei giovani è più basso rispetto agli altri Paesi europei, sebbene registri una tendenza all’aumento. La percentuale di abbandono scolastico prematuro, sebbene in calo, e ancora elevata e ben al di sopra (+6,8%) della media europea (21,9% nel 2005), registrando inoltre un notevole divario di genere (17,8% per le ragazze e 25,9% per i ragazzi). I risultati mediocri in termini di livello d’istruzione e di tasso occupazionale mettono in evidenza le difficoltà con cui si devono confrontare i giovani nel passaggio dalla scuola all’attività lavorativa. Queste difficoltà sono evidenziate dal forte tasso di disoccupazione dei giovani (oltre il 50% della disoccupazione totale) e dai lunghi periodi di disoccupazione.
Si deve, quindi, ricercare maggiore coerenza, coordinamento e cooperazione nell’elaborazione delle politiche di carattere sociale, mediante il metodo aperto di coordinamento, un modo di promuovere lo scambio di buone prassi tra gli Stati membri, ponendosi degli obiettivi e degli orientamenti comuni e prevedendo un regolare controllo dei progressi compiuti.
Ciò che il Consiglio d’Europa richiede con la Risoluzione n. 8770/07 agli Stati membri e alla Commissione Europea concerne la programmazione di attività per la concretizzazione delle quattro priorità suddette.

1. Cooperazione settoriale
Le politiche programmatiche degli Enti locali devono porre al centro gli interessi dei giovani, garantendo la trasversalità ed intersettorialità delle politiche giovanili in tutte le aree di intervento possibili (cultura, formazione, informazione, istruzione, lavoro, ambiente, sanità, politiche comunitarie ecc). Inoltre, si deve favorire la comunicazione e l’interazione tra le suddette aree di intervento all’interno di uno stesso Ente, ma anche tra le diverse Istituzioni (comunali, provinciali e regionali) in dialogo con le linee programmatiche nazionali ed europee.
Gli strumenti di governo a cui si può ricorrere possono essere le conferenze permanenti, gli accordi di programma, i meccanismi di co-decisione, i sistemi di monitoraggio e gli organi di consultazione.

2. Partecipazione dei Giovani
La Partecipazione deve essere intesa come principio pedagogico, per incoraggiare i giovani a riflettere su argomenti di dimensione nazionale ed europea, tra cui la cittadinanza europea, per coinvolgerli nel dibattito sulla costruzione e sul futuro dell’Unione Europea.
Un obiettivo che presenta tre dimensioni fissate dalla Risoluzione del Consiglio sugli obiettivi comuni in materia di partecipazione e di informazione dei giovani:
– accrescere la partecipazione dei giovani alla vita civile della collettività cui appartengono;
– accrescere la partecipazione dei giovani al sistema della democrazia rappresentativa;
– promuovere maggiormente diverse modalità per imparare a partecipare.

La Carta Europea di partecipazione dei giovani propone la scelta fra due modalità organizzative per la loro partecipazione ai processi decisionali, strutturate in organismi riconosciuti ufficialmente:
A) Struttura di concerto: prende la forma di Commissione per la Gioventù, un forum cioè un luogo dove possa esistere una logica politica pensata con e per i giovani ed avente la funzione di coordinamento e collaborazione con l’Assessorato.
B) Struttura di co-gestione: prende la forma di Consiglio Comunale (o Provinciale) dei Giovani ed ha le stesse funzioni di un Consiglio Comunale in quanto prevede la gestione di un bilancio annuale. Un’effettiva partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale deve basarsi sulla consapevolezza da parte di questi ultimi dei mutamenti sociali e culturali in corso all’interno della loro comunità.
Queste tipologie di strumenti richiedono un’organizzazione e delle volontà che molto spesso non sono facili da riscontrare ed è per questo che la politica che si segue è quella di far passare le relazioni che i giovani dovrebbero instaurare con le istituzioni attraverso canali informali, promossi da loro stessi come le Associazioni giovanili e l’apertura di Centri Incontro per giovani.
I giovani dovrebbero di conseguenza essere incoraggiati a partecipare a tali strutture e alle attività condotte nel loro ambito, al fine di stimolare la loro capacità ad imparare e ad applicare i principi della cittadinanza democratica, nonché come luogo per attivare il dialogo con gli enti locali e regionali. Questi ultimi, come pure gli stessi giovani, dovrebbero ugualmente avvantaggiarsi dell’effetto moltiplicatore che può essere prodotto dalla reciproca partecipazione.

3. Istruzione, Formazione, Occupazione e Famiglia
L’istruzione oggi è messa di fronte alla grande sfida di riuscire a stare al passo con i tempi e le nuove tecnologie, fornendo una formazione di qualità in cui la didattica diventa anch’essa partecipazione. Una formazione che tenda a preparare degli studenti in grado di competere in un mondo ormai globalizzato e che riescano ad essere autonomi una volta usciti dal mondo scolastico. Nonostante si siano fatti molti passi avanti, le percentuali di abbandono scolastico non hanno ancora raggiunto, come già visto, i livelli irrisori che la nostra società occidentale dovrebbe aver già ottenuto.
Intervenire in modo preventivo è basilare per garantire un migliore accesso all’istruzione professionale e a formazioni che rispondano alle richieste del mercato di lavoro; potenziando anche gli investimenti volti a favorire quei programmi per il reinserimento dei giovani che hanno lasciato gli studi e al sostegno nel momento di transizione verso il mondo del lavoro. Ciò richiede, per esempio, di attuare delle passerelle – i cosiddetti employment pathways – tramite piani d’azioni personalizzati.
Una volta sul mercato di lavoro, ci vuole il sostegno per un loro inserimento permanente. Spesso i primi posti di lavoro sono precari e di breve durata. Ciononostante, questi lavori possono offrire una prima esperienza professionale e, quindi, servire a volte come stepping stone per una carriera futura. La mancanza di una tale prospettiva, però, i cosiddetti dead-end jobs, può condurre ad una precarietà a vita ed alla disoccupazione, che rischia di condannare i giovani all’inattività di lunga durata. Gli orientamenti richiedono, in particolare, di garantire mercati del lavoro che favoriscano l’inclusione di chi cerca un’occupazione e delle persone svantaggiate.
Il discorso della disoccupazione e della precarietà nel mondo del lavoro, si ricollega facilmente alla possibilità e al desiderio di poter costituire una famiglia. I bassi tassi di natalità sono un indice di poco fiducia nel futuro e soprattutto di non disporre di possibilità tali da riuscire a conciliare in modo ottimale i tempi di cura con quelli lavorativi. Molto è stato fatto per promuovere le parti opportunità tra uomini e donne dal punto di vista di legislativo, ma molto deve essere fatto per poter attivare misure concrete a sostegno della famiglia.
All’interno della panoramica degli strumenti per l’implementazione delle politiche giovanili a favore dell’occupazione e della formazione rientra anche il Centro Informagiovani. Questo è un servizio pubblico gratuito, che raccoglie, organizza, elabora e produce informazioni. Uno spazio dove trovare personale specializzato che aiuta a orientarsi e ad attivarsi in modo partecipativo alla ricerca di soluzioni. Fornisce consulenze personalizzate, dando anche la possibilità di usufruire di strumenti cartacei e non per la ricerca delle informazioni e delle opportunità nei campi più disparati del mondo giovanile.
Inoltre, proprio per il suo essere una struttura per e di giovani si pone come un osservatorio privilegiato del mondo giovanile, diventando uno dei punti di connessione nevralgici con il mondo istituzionale e le problematiche del mondo del lavoro.
Accanto agli Informagiovani nascono i Punti Eurodesk, strutture previste dal programma comunitario Gioventù in Azione con il compito di informare e orientare sui programmi promossi dall’Unione Europea e dal Consiglio d’Europa.

4. Studi e Ricerche sui Giovani
Per porre in essere degli interventi, che siano adeguati alle problematiche e alle realtà a cui sono indirizzati, la ricerca e lo studio di queste diventa un punto essenziale per garantire dei risultati efficaci e sostenibili nel tempo. Lo strumento preposto a questo scopo, a livello locale, è l’O.R.P.G., ossia l’Osservatorio Regionale Permanente sui Giovani, una struttura che si avvale di esperti in ricerche sociali per poter conoscere e analizzare la condizione giovanile per territorio e fasce sociali, su tematiche quali il lavoro e la formazione professionale, l’istruzione, le tematiche sociali (tossicodipendenza, alcolismo…), la criminalità, i rapporti con la famiglia e il tempo libero.
Svolgono anche ricerche sui servizi e sugli interventi rivolti al mondo giovanile che vengono attivati nei diversi Comuni della Regione, verificandone la relativa efficacia direttamente con il supporto dei destinatari. Tale funzione si completa con la realizzazione e la gestione da parte delle Province di servizi informativi e di banca dati sulla condizione giovanile, che diventano delle fonti importanti a cui dover accedere per porre in essere qualsiasi tipo di scelta che riguardi il settore. La collaborazione con gli enti locali e gli uffici regionali appare scontata.

5. Integrazione Giovani con Minori Possibilità
L’inclusione dei giovani provenienti da ambienti culturali, socioeconomici o geografici svantaggiati e i giovani disabili è uno degli obiettivi che gli Stati membri devono porsi. Bisognerebbe agire sulla prevenzione, mediante la promozione di socialità, di opportunità, di diritti, per dare possibilità e avviare il loro empowerment.
Inoltre, il far percepire e avvicinare a queste realtà i giovani ‘fortunati’ è essenziale per creare senso civico e responsabilità e rispetto verso l’ambiente che li circonda e le persone con cui possono entrare in relazione. E’ proprio attraverso il volontariato che si attua un’azione di sensibilizzazione e promozione continua del senso di solidarietà. Bisogna mettere al centro della lotta all’illegalità diffuse e dell’esclusione, valori quali la gratuità, la solidarietà e la partecipazione.

Bibliografia
– Risoluzione del Consiglio dell’UE n. 8770/07 del 27 aprile 2007
– Un nuovo impulso per la gioventù europea, Libro Bianco della Commissione Europea, 21 novembre 2000.
– Conclusioni della Presidenza, Consiglio Europeo di Lisbona, 23 e 24 marzo 2000.
– GU L 327 del 24/11/2006.
– Consiglio dell’Unione Europea, Relazione congiunta per il 2007 sulla protezione e sull’inclusione sociale, Bruxelles, 23 febbraio 2007.
– Risoluzione del Consiglio (2003/C 295/04) del 25 novembre 2003.
– Michael Morass, Il patto Europeo per la gioventù e le politiche per l’occupazione e sociali nel quadro della strategia di Lisbona, Meeting internazionale dei giovani e delle Politiche Giovanili, Urbino 13-16 luglio 2005.

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