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Oltre la scrivania

Oltre la scrivania ho compreso il senso profondo dei principi fondamentali del servizio sociale e cardini del Codice Deontologico della professione di Assistente Sociale ed ho acquisito i requisiti necessari ad un buon counselor di cui parla Rogers:
– comprensione empatica
– accettazione incondizionata
– genuinità
Ho compreso cosa significhi rispetto della persona, usare la persona come un fine e mai come un mezzo ad un fine proprio, anche quella che viene definiti dai più “diversa” senza la consapevolezza che siamo tutti differenti e questa è una fonte di ricchezza.
Tutto ciò mettendomi in discussione quotidianamente, condividendo la sofferenza altrui e cercando di indagare la mia attraverso le tante attività dei centri diurni per disabili, ma anche accompagnando presso servizi o a fare la spesa gli utenti della comunità alloggio per disabili psichici presso cui ho svolto il servizio civile, o ancora aiutando nel mantenimento delle capacità residue gli ospiti di comunità alloggio socio assistenziali,…
Tutto ciò oltre quella scrivania che spesso noi assistenti sociali usiamo come barriera per proteggerci dalla sofferenza a cui le condizioni sociali estreme che ci troviamo ad affrontare ci pone di fronte. Riuscire a valicare tale barriera è arricchente sia per noi professionisti sia per coloro che convenzionalmente vengono definiti utenti dimenticandosi che essi sono prima di tutto persone e non uno dei tanti casi da affrontare.
Valicare la barriera mi ha fatto capire come gli altri siamo noi proiettati attraverso uno specchio che distorce l’immagine solo a chi non sa guardare altro che con gli occhi. Ciò significa che come una persona si approccia a noi dipende molto da come noi la guardiamo e le permettiamo di approcciarsi, come la accogliamo emotivamente e fisicamente influenzerà anche come essa potrà e soprattutto vorrà essere.
Oltre la scrivania è un’esperienza di cui ho fatto e farò tesoro, che consiglio a chi è in attesa di abilitazione all’esercizio di una delle professioni di aiuto che più viene percepita negativamente con un’accezione di controllo forse perché siamo noi a creare tale immagine: come siamo percepiti dipende da come ci facciamo vedere!

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