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L’assistente sociale apicale (8° parte)

Un’altra competenza di leadership molto presente nel mondo anglosassone ed ahimè sconosciuta in Italia è la capacità di rendicontazione del lavoro. Probabilmente ciò avviene anche per motivi culturali: la responsabilità a “dar conto”, che è sociale riguarda di più i popoli anglosassoni, non certo quelli mediterranei. Noi possiamo anche aver svolto un ottimo lavoro che porterà buoni frutti, se però gli altri (i superiori, per esempio, ma pure i collaboratori e comunque la comunità) non si accorgeranno di quanto abbiamo fatto, l’effetto sarà pessimo, come se noi non avessimo fatto nulla. Il leader tra l’altro sa che la proprio legittimazione dipende dal gradimento esterno, questo va quindi sollecitato: per farlo basta comunicare in maniera sistematica l’andamento dell’organizzazione ed il raggiungimento dei risultati attesi. Non bisogna solo “rendicontare a richiesta”, spesso come atto burocratico reattivo verso il livello politico o quello gerarchicamente superiore (report di budget o bilancio sociale), ma farlo di propria iniziativa. Proprio perchè il leader “dirige” una barca e non rema, egli ha il principale compito di registrare l’andamento della rotta. Se lo fa (e dovrebbe farlo sempre!) non gli costa nulla comunicare gli esiti di gestione. Ciò con evidente beneficio non solo verso la line gerarchica superiore, ma anche e specialmente verso i sottoposti, i quali hanno bisogno di sapere se il loro lavoro quotidiano è efficace ed ha un senso.

Se essere un assistente sociale apicale significa incarnare la leadership, ciò richiede non solo un buon percorso di studio fortemente orientato alla pratica del management, ma anche sposare un modo di essere “umanamente vincente”, quasi come se il tutto stesse in una dimensione valoriale, globale, quasi “fidelistica”, direi. Si tratta di sviluppare atteggiamenti mentali precisi, come credere in se stessi e nei propri obiettivi, avere fiducia in se ed anche nei collaboratori, avere una grande forza di volontà per tentare percorsi di cambiamento nelle organizzazioni, le quali sono di natura statica. Il leader è tale se è una persona per sua definizione positiva: e di questo atteggiamento ce n’è tanto bisogno nei servizi alla persona, più di altri contenenti “negatività a prescindere”, considerato che lì trattiamo problemi spesso immodificabili. Si tratta di atteggiamenti mentali che facciano vedere “oltre”: oltre la crisi, oltre i limiti di budget, oltre i problemi. Si tratta infatti della necessità di avere intuito e fidarsi delle proprie sensazioni e non solo della nostra testa. In tal senso mi piace ribadire che il servizio sociale, oltre che scienza e pratica, è pure un’arte. L’artista parte sempre da un’intuizione, se ben giocata questa ci porta a vedere le cose con occhi diversi. E non dimentichiamo mai: in quanto assistenti sociali sappiamo vedere “oltre” il problema: solo tramite un diverso modo di vedere e pensare sovente troviamo una soluzione!

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