Il colloquio con il minore vittima di abuso sessuale
Oggi ci troviamo in una società dove la parola del più piccolo è ritenuta solo una parola piena di fantasie e di sogni, mentre la parola dell’adulto è realtà e verità.
La “cecità dell’ascoltare” tante volte colpisce anche figure professionali come gli assistenti sociali, a volte incapaci di ascoltare il silenzio di un minore vittima di abuso.
Indispensabile è capire e utilizzare al meglio quello strumento che rappresenta la figura dell’assistente sociale e che consente di interagire e comunicare attivamente e non passivamente con il minore; uno strumento che contiene in sé: ascolto, fiducia, osservazione e rispetto dell’altro: il colloquio.
Il bisogno dell’essere umano, ma soprattutto del minore vittima di abuso sessuale è di comunicare oltre che con le parole anche attraverso i silenzi, attraverso i gesti, attraverso la sua presenza.
È allora importante interpretare quei segnali non verbali che vengono alla luce durante il colloquio con il minore, perché in questo modo “si dà voce a chi non né ha”.
Fernando Giogino, Il colloquio con il minore vittima di abuso sessuale. Strategie di intervento, Akàdemos, 2010
ecco perchè ho scelto il corso di laurea in servizi sociali, vorrei diventare asistente sociale……voglio imparare ad ascoltare quell’urlo di dolore che è imprigionato in una vittima che voce non ha….non voglio fare parte di quella categoria del non c’è peggior sordo di chi non vuol ascoltare..che mentalità erronea che c’è in giro…….ma voglio mettere in chiaro che nei cosidetti sogni dei minori c’è sempre un pizzico di verità
Commento by luisa — 15 Settembre 2010 [Permalink]