Transcrime (2007) Gli stranieri in carcere, Trento, Provincia Autonoma di Trento
In Trentino-Alto Adige dal 2000 al 2005 la percentuale di stranieri denunciati è aumentata a 50,4%, mentre quella degli stranieri condannati è salita a 31,1%. Tali dati sono piuttosto elevati ma sempre minori rispetto alla media nazionale, si evince quindi di una «sovrarappresentazione» cioè una rappresentazione nell’immaginario collettivo diversa rispetto alla realtà, tale problema è dovuto all’incremento dei flussi migratori alla recente normativa ostile agli stranieri e le caratteristiche del processo penale. Un motivo di tale condizionamento può essere dovuto all’immagine dei poteri di controllo formale da parte delle forze di polizia che hanno in tale ambito, es. il rilascio di permessi di soggiorno da parte delle questure, le espulsioni dalle Prefetture, le banche dati del ministero interno e l’identificazione nei centri di concentramento, tale da indurre il popolo all’etichettamento degli extracomunitari come socialmente pericolosi. In ambito processuale lo straniero ha diritto al patrocinio gratuito legale, liquidato dallo Stato che si differenzia dalla difesa d’ufficio retribuita all’utente che quindi ha solo carattere d’obbligatorietà e non remunerativo. C’è poi da considerare che il Ministro chiede alle ambasciate locali un’indagine sulla presenza di redditi dell’imputato all’esterno che allungano ulteriormente i tempi tecnici della giustizia. Un altro diritto di cui gode l’immigrato in base all’art. 143 c.p.p. è la mediazione linguistica cioè la presenza di un interprete in tutte le fasi processuali. Da segnalare che questo istituto non va a vantaggio dell’autonomia del soggetto che anzi si ritrova ad essere in balia delle relazioni d’opportunità e d’opportunismo tra interpreti, giudici e avvocati, e che tuttavia lo straniero acquista maggiore capacità linguistica durante la detenzione perché «la comunicazione diventa un esigenza di primaria importanza». Alla luce poi della casistica che confermerebbe l’arresto in flagranza di reato come la situazione penale maggior frequente, allora si evince della necessità di sciogliere tra due possibilità: la libertà condizionale con esecuzione presso il proprio paese oppure la dilatazione dei tempi processuali in modo da sostituire il carcere con l’affidamento ai servizi sociali che potrebbe servire all’eventuale reintegrazione. Proprio la detenzione lunga anche secondo quanto riferito dall’autore può far sperare in una magnanimità da parte del Magistrato di Sorveglianza nel concedere la libertà condizionale, anche in considerazione del fatto che il soggetto, nel frattempo, può aver conseguito una autonomia linguistica migliore. Purtroppo, però, i carcerati stranieri, oltre a non conoscere le lingue, non hanno risorse economiche sufficienti ma sono costretti a ricorrere all’aiuto di cooperative ed enti del terzo settore che forniscono l’assistenza esterna necessaria per ottenere indumenti e suppellettili vari, così come avveniva un tempo tramite il Consiglio di Patronato. Gli stranieri, inoltre, non hanno molta possibilità di comunicare con la famiglia d’origine sia perché i costi delle linee telefoniche sono elevati, sia perchè le chiamate verso i cellulari sono proibite, senza contare che spesso vi sono tensioni etniche tra i gruppi di detenuti, pertanto la presenza di un servizio di Mediazione culturale volontaria oppure di chiese di culto eterogenee possano favorire il processo di aiuto individuale. Non tutti gli stranieri comunque sono espulsi dopo il carcere: una circolare del Ministero dell’Interno alle Prefetture ha stabilito che il decreto di espulsione non è scontato, ma deve essere valutato di volta in volta in base a una serie di fattori quali la buona condotta, la presenza della famiglia d’origine, il parere del datore di lavoro. Chi riesce a evitare l’espulsione si trova ad affrontare il problema della ricerca di un adeguato domicilio e, fermo restando le provvidenze economiche della Province, si riscontra da sempre una certa dose di diffidenza da parte dei locatari e da parte delle agenzie immobiliari private. L’offerta di servizi in Trentino-Alto Adige include un call center del Cinformi in otto lingue, 71 alloggi e 1 ostello dell’Atas onlus, il progetto “Patto casa” che prevede l’introduzione di un fondo provinciale su cui il locatore potrà rivalersi in caso d’insolvenza, il rimborso del 50% del canone e la retribuzione di € 1.000 per le spese condominiali. È attivo anche l’Osservatorio sulla discriminazione dei posti di lavoro promosso sempre dall’Atas servizi. L’Istituto Penitenziario di Trento riesce, considerando le sedi di Trento e Rovereto, ad assumere circa 35 lavoratori all’anno, poi le cooperative Alpi e Caleidoscopio coprono oltre 50 posti retribuiti a € 2/ora nel laboratorio assemblaggio per un totale di 200 lavoratori all’anno cioè il 30% dei detenuti. Oltre al lavoro sono state intraprese numerose attività per trascorrere serenamente e attivamente la detenzione: corsi di informatica, di teatro e persino il giornalino “Dietro le sbarre”.
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