La psichiatria sociale a 30 anni dalla legge Basaglia
La Legge 180/78 ha compiuto in maggio di quest’ anno trent’ anni e con essa, la Riforma della Psichiatria nel nostro Paese.
Innumerevoli sono i passi avanti che sono stati attuati ma diversi sono gli interrogativi e le criticità che ancora permangono. Grazie a tale norma si sono gettate le basi per creare le condizioni per andare al di la’ dello stigma e della discriminazione nei confronti delle persone che soffrono di disagio mentale, restituendo la possibilità di sviluppare la consapevolezza e la garanzia dei fondamentali diritti della persona umana.
Nel nostro tempo operare per la promozione della salute mentale vuol dire creare delle occasioni per migliorare la qualità della vita delle persone che sono affette dalla malattia mentale e per tutelare la salute dei cittadini e del tessuto sociale in cui vivono. Questa è la nuova sfida ma la complessità dell’ epoca post- moderna esige anche la capacità di fronteggiare e di conoscere le nuove forme di disagio mentale.
Non a caso il leit motiv delle “Linee di Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale” di recente approvate dal Ministero della Salute ruota attorno al concetto di “recovery”, termine inglese che non è traducibile semplicemente con l’italiano “guarigione” ma piuttosto con forme verbali riflessive, quali per esempio “riaversi”, “riappropriarsi”, “recuperarsi”; in buona sostanza un percorso grazie al quale il paziente sia il protagonista del suo cammino dal ruolo passivo di “vittima” a quello attivo di “vincitore” del proprio disagio psichico.
Infatti i “due assi principali su cui costruire le politiche di salute mentale sono (secondo le suddette Linee di indirizzo) , promuovere servizi finalizzati ai percorsi di ripresa e promuovere la salute mentale nella comunità.” Anche la letteratura scientifica internazionale mette in evidenza l’importanza della “adozione della nozione di guarigione come una possibilità per tutti e come linea guida per l’intero sistema.”
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