Una nuova frontiera a sostegno del paziente in stato vegetativo e dei suoi familiari: la musicoterapia
Compito di un assistente sociale è sempre stato quello di collegare un bisogno esistente sul territorio con le giuste risorse, questa tipologia di mansione fa pensare ad un professionista statico che opera per prassi ed applica abitualmente la stessa soluzione a problemi tra loro simili. Fortunatamente la figura dell’assistente sociale oggi è divenuta molto più dinamica: troviamo un professionista capace di lavorare con una molteplicità di persone, non più semplicemente focalizzato sul singolo caso.
La nuova frontiera del lavoro sociale è il community care: l’individuazione di un problema diffuso, dunque che accomuna una pluralità di individui.
Questo è quello che ho messo in atto nel progetto del terzo anno universitario: cercare e trovare una soluzione per un problema comunitario.
Iniziai lavorando in una RSA ed osservando i diversi reparti e le diverse aree di bisogno, ciò che mi colpì maggiormente fu il reparto stati vegetativi e decisi di concentrare le mie energie su questa tematica: partii studiando la problematica, il reparto, le persone ivi ricoverate, i parenti di questi ultimi, del personale…
Gli aspetti che mi colpirono maggiormente furono:
– la complessa situazione della famiglia, il cui parente è in uno stato di incoscienza di difficile comprensione e gestione, soprattutto a domicilio;
– il complicato lavoro del personale del reparto, teso all’assistenza di un utente con bisogni molto particolari.
Fortunatamente alcune strutture sociosanitarie si stanno adoperando per fornire una risposta adeguata a questa tematica aprendo reparti dedicati a questo particolare ambito di fragilità; però la strada da compiere per arrivare ad una risposta del territorio adeguata alle richiesta, purtroppo, è ancora lunga.
Dopo uno studio ampio riferito alla tematica ed al territorio, decisi di incontrare personalmente alcuni parenti per ricercare con loro il bisogno predominante da loro percepito all’interno della situazione; a seguito di diversi colloqui tenuti da me con gli stessi, risalimmo a ciò che premeva di più loro: voler comunicare con il proprio caro nonostante lo stato di incoscienza che lo caratterizza.
In un secondo tempo mi confrontai anche con il personale del reparto, il quale si trovò d’accordo con i parenti: la maggiore difficoltà nella gestione di questa particolare tipologia d’utenza è proprio nella mancanza di comunicazione verbale con lo stesso.
Congiuntamente con le persone che incontrai individuammo una possibile soluzione: la musicoterapia.
Quest’ultima è una disciplina poco conosciuta e praticata in ambito sanitario, ma molto utile per fronteggiare alcune problematiche relazionali; trovai in breve tempo un musicoterapeuta che collaborasse con me in reparto e decidemmo di creare dei gruppi formativi di musicoterapia rivolti agli infermieri del reparto con l’obiettivo di fornire loro le giuste conoscenze ed i giusti strumenti per comunicare con il paziente in stato vegetativo.
Questi corsi di musicoterapia, tenutesi tra Gennaio e Febbraio 2011, hanno dato ottimi risultati: il personale di reparto è ora più consapevole e preparato rispetto alla comunicazione con i pazienti, effettuata principalmente attraverso il linguaggio non verbale e la musica.
La valutazione attuata alla conclusione dei corsi conferma l’utilità della musicoterapia per questa particolare tipologia d’utenza.
Questo articolo è rivolto a tutti gli as operanti sul territorio interessati a nuove strategie d’azione: non bisogna mai smettere di ricercare nuove strade nel campo del servizio sociale.
Per approfondire il lavoro da me svolto sul territorio allego a questa introduzione il mio intero progetto di promozione della musicoterapia nel reparto stati vegetativi; ricordo però che le aree di intervento della musicoterapia sono sconfinate: essa può servire in molti ambiti di bisogno, la sperimentazione a riguardo è solo al principio.
Questa stessa disciplina sarebbe da far conoscere a quante più persone possibile, può essere un ottimo supporto all’intervento sociosanitario.
Potete scaricare la relazione sul progetto nell’Area Download:
http://www.assistentisociali.org/download/details.php?file=58
Complimenti, davvero un ottimo articolo
Commento by jimi hendrix — 3 Agosto 2011 [Permalink]
salve!ho letto il suo articolo, e mi sembra doveroso in primis farle i miei complimenti, e in secondo luogo vorrei mettermi in contatto con lei per poterci confrontare su questo tema.
le spiego brevemente il motivo di questo mio spiccato interessamento:
ho 30anni, sono un’assistente sociale ormai da 4anni, ma fino al mese di maggio ho lavorato nel sociale solo come operatrice (con adulti e minori disabili, per i senza fissa dimora, con gli immigrati) tutto questo presso diverse coop. sociali nel territorio di Roma.
nel corso degli studi, ho conseguito anche presso il Conservatorio di Musica il diploma di PIANOFORTE. e siccome sono sempre stata del parere che gli antichi greci avessero ragione, quando affermavano che la musica fa bene all’anima, in quanto ha una forte funzione catartica, nel 2008 ho deciso di frequentare per 3anni una scuola di formazione in Musicoterapia, prendendo nel mese di febbraio l’attestato come Musicoterapista conseguito col massimo dei voti!
mi piacerebbe saperne di più dei suoi progetti, del suo operato. sono dell’idea che i confronti facciano crescere, aiutino anche a renderci più “efficaci” e “funzionali” nel nostro settore.
io ora, da pochissimi mesi (maggio) mi trovo a lavorare come Assistente Sociale in un RSA e fra i tanti laboratori che vorrei attivare avevo OVVIAMENTE pensato di attivare anche quello di MT.
lei che ne pensa???
le va di farmi sapere qualcosa in più???
sono curiosa, ed entusiasta, sono felice di aver avuto modo di conoscerla, non è semplice trovare persone che hanno un’apertura mentale ed operativa in questo settore!
la saluto e la ringrazio tanto!
in attesa di una sua risposta, le auguro una buona estate! Raffaella.
Commento by raffaella — 17 Agosto 2011 [Permalink]
Grazie mille!
Commento by Federica — 18 Agosto 2011 [Permalink]
Buon giorno Raffaella, ho ricevuto notifica del suo commento solo ora e le rispondo nell’immediato. Mi fa molto piacere che una professionista come lei apprezzi il mio lavoro e voglia sperimentare qualcosa di simile nella RSA dove attualmente lavora.
Ho pensato alla musicoterapia come risposta adeguata alla condizione di SV in quanto ho sperimentato in prima persona, tempo fa, sia lo stato del coma e sia l’efficacia della musicoterapia; sono dell’idea che le persone in SV abbiano un certo livello di coscienza e meritino una qualità di vita migliore, che può essere garantita attraverso le metodologie della musicoterapia (come la voceterapia o la narrazione terapeutica). Ma, come risaputo, la musicoterapia può avere svariate applicazioni: nella RSA dove ho svolto lo stage ora vorrebbero sperimentarne i benefici della MT con i pazienti affetti da malattia d’Alzheimer, ad esempio; io le consiglio di fare appello alle sue conoscenze ed alla sua sensibilità e sperimentare in qualsivoglia ambito di bisogno, ne trarrà benefici.
Mi farebbe molto piacere se volesse chiedermi di più, o se volesse tenermi aggiornata sul suo lavoro, scrivendomi per e-mail all’indirizzo: federica.marzocchini@gmail.com.
La ringrazio ancora moltissimo per i complimenti, per il commento lasciatomi, per l’attenzione dedicatami e spero ci terremo in contatto, a presto!
Commento by Federica — 19 Agosto 2011 [Permalink]