L’incidenza dello svantaggio socio-culturale della famiglia nella riuscita scolastica dei figli
La famiglia, nonostante la situazione di cambiamento e di specializzazione di ruoli che sta vivendo, rimane un’agenzia importante e centrale per quanto riguarda lo sviluppo dei suoi membri.
I padri e le madri sono ancora considerati, nella nostra società, figure significative di riferimento cui i figli si rivolgono e la famiglia è sentita come luogo dove si viene riconosciuti e accettati puramente e semplicemente come persone e qui accolti, al contrario di altre agenzie dove per farvi parte bisogna apparire diversi da come si è in realtà.
Se è vero che molti obiettivi si perseguono oggi indipendentemente dalla famiglia, molti altri non sono realizzabili senza di essa, che rimane, nonostante le difficoltà che si incontrano nel definirla, importante al fine della costruzione e della definizione della personalità degli individui e come relazione di mediazione tra individuo e società.
La famiglia è andata sempre più specializzandosi sia per acquisire maggiori ricompense sociali in termini di reddito, prestigio, potere, sia, specie quando le barriere di riuscita sono praticamente insormontabili, per differenziarsi nello stile di vita.
Da quanto detto si può dedurre che la famiglia risulta quindi centrale anche per l’acquisizione di istruzione.
Nel momento in cui affermiamo che la famiglia è importante nella formazione della personalità degli individui, possiamo anche dire che questa ha influenze rilevanti sulle prestazioni scolastiche di questi, dal momento che la personalità, nella sua componente motivazionale è importante per lo sviluppo dell’apprendimento.
Infatti, una scarsa autostima e un basso livello motivazionale rivestono spesso un ruolo importante nei casi di rendimento scadente, di poca perseveranza nello studio, di reazioni eccessive alle difficoltà e agli insuccessi e d’abbandono scolastico.
L’aspetto culturale familiare, specialmente per bambini abbastanza piccoli, è rilevante al fine della comprensione delle dinamiche interne alla scuola e delle modalità relazionali tipiche dell’istituzione.
L’ambiente familiare influenza il livello delle aspirazioni dei figli tramite le stimolazioni esplicite o latenti che vengono date in riferimento alla scuola. Coloro che nascono in condizioni sociali più favorevoli, hanno più probabilità di venire stimolati in modo adeguato dal proprio ambiente, al contrario, coloro che vivono in un ambiente meno stimolante, avranno più difficoltà ad inserirsi nell’istituzione scuola.
Le scelte culturali della famiglia, i modelli di vita, i valori, possono o meno dar forma ad un interesse specifico nei confronti dello studio.
Le famiglie in condizioni di disagio socioculturale sono purtroppo presenti in Italia in numero rilevante, anche se, nella “nostra società del benessere”, non se ne sente parlare spesso.
Dalle analisi condotte risulta che ci sono ad oggi famiglie che vivono in condizioni di povertà più o meno gravi e che tendenzialmente, in mancanza di un intervento concreto, trasmetteranno la loro situazione anche ai figli.
Questi nuclei si trovano localizzati maggiormente nel Mezzogiorno, hanno tre o più figli minori a carico ed il livello di scolarizzazione della figura di riferimento è basso.
L’istruzione acquisita ha delle implicazioni sia sul piano personale che su quello economico in quanto condiziona le prospettive occupazionali e retributive della persona.
I figli di coloro che non hanno titolo di studio hanno una elevata probabilità di ripetere l’esperienza negativa dei genitori. Questa persistenza può avere diverse ragioni; è possibile che un genitore non istruito svalorizzi l’istruzione agli occhi del figlio, oppure che non sia in grado di accompagnarne il percorso scolastico o che abbia minore capacità di guadagno e incontri difficoltà nel finanziare gli studi dei propri figli.
Il mancato accesso ad un’istruzione produce, per la persona che lo subisce, oltre ad una scarsa realizzazione personale e ad un inserimento sociale più difficoltoso anche una minore capacità di guadagno, conseguenza di una minore probabilità di impiego e una minore probabilità di istruzione dei propri discendenti.
E’ possibile intervenire nella scuola per tamponare queste conseguenze negative agendo con i genitori ma soprattutto attuando progetti per gli alunni con difficoltà di inserimento.
Prima di tutto si auspica un rafforzamento del dialogo tra le due istituzioni pur rimanendo ognuna nell’ambito delle proprie competenze senza ostacolarsi o contrapporsi.
Quando genitori e insegnanti si sostengono reciprocamente anche per i ragazzi l’apprendimento diventa un’esperienza più facile. Nei colloqui con i genitori gli insegnanti devono essere in grado di instaurare rapporti proficui che modifichino in modo positivo l’immagine della scuola anche in coloro che portano un ricordo negativo di questa istituzione.
Sono gli insegnanti che, a partire dai loro giudizi e dalle loro valutazioni dello svantaggio scolastico, possono intraprendere una ricerca di contenuti, prassi e metodi al fine di raggiungere l’uguaglianza scolastica.
Come viene ben espresso nei Nuovi Programmi della Scuola Primaria, la scuola di base deve orientarsi verso la promozione reale di tutti gli alunni considerando l’insuccesso scolastico o i ritardi non come un elemento “fisiologico” della carriera scolastica, ma come problemi che preludono a disuguaglianze sociali e civili.
Per poter realizzare questo è necessario un diverso approccio verso gli alunni in difficoltà da parte degli insegnanti i quali devono sforzarsi di cambiare i loro atteggiamenti cercando di aprire la loro didattica a nuovi metodi di insegnamento.
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