Microcredito come strumento di cura
Il microcredito, secondo il modello sperimentato da M. Yunus, si basa su due pilastri fondamentali: la fiducia e l’appartenenza ad un gruppo. E’ questo che consente la trasformazione di beni intangibili, quali la fiducia e la coesione attraverso il gruppo, in beni tangibili, quali il denaro, e viceversa. Tutto ciò ha evidenti ripercussioni sul benessere delle persone.
A Carpi si è pensato di utilizzare il microcredito con persone in situazione di grave disagio psichico e/o sociale. Il progetto elaborato dal Centro di Salute Mentale locale assieme ai Servizi Sociali del Comune è stato recepito nei Piani Sociali di Zona 2005-2007 e nel nuovo Piano 2008-2010.
L’attuazione è stata possibile grazie alla partnership del Centro di Salute Mentale di Carpi, dei Servizi Sociali dei comuni Unione Terre D’Argine, della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e del Centro Interdipartimentale per la Ricerca e l’Intervento sui Gruppi della Università di Bologna.
Ad un anno dall’inizio dell’esperienza siamo confermati nell’ipotesi che il microcredito si riveli anche un’efficace strumento terapeutico, come dimostra la storia che vi raccontiamo.
La storia:
Luca (il nome è di fantasia) ha 31 anni ed è in carico (la parola “carico” fa sentire tutto il peso) al CSM dal 1996. A giugno 2006 ha lasciato il lavoro dopo un lungo periodo caratterizzato da assenze progressivamente più lunghe e da difficoltà relazionali crescenti. Si è accostato al progetto microcredito con curiosità; dopo i primi incontri era già in grado di abbozzare un progetto di autoimpiego. Incredibilmente attivo: si è fatto fare un preventivo per un mezzo di trasporto, è andato a chiedere informazioni ad un’associazione di categoria. Di fronte alle difficoltà burocratiche e soprattutto alla rigidità della famiglia ha abbandonato. I genitori non lo ritenevano in grado di fare un’attività in proprio, erano spaventati dall’idea che potesse chiedere un prestito, sicuri che non avrebbe mai potuto restituirlo. Lo psichiatra ha incontrato Luca e la sua famiglia per rassicurarli.
Luca ha ripreso la frequenza al gruppo, ha rielaborato il suo progetto in termini di maggiore attuabilità; con l’aiuto del gruppo ha preparato un biglietto da visita e ha iniziato a fare consegne a domicilio.
Dapprima non si faceva pagare: faticava a riconoscere il valore (monetario) del suo lavoro o meglio faticava a riconoscere che valeva qualcosa anche in termini monetari.
Il gruppo lo ha sostenuto e ora ha una commessa da una pizzeria da asporto più alcuni clienti personali.
Non ha ancora chiesto un prestito monetario ma ha avuto in prestito la fiducia che sta restituendo agli altri partecipanti al gruppo.
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