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Il ruolo dell’assistente sociale tra le reti primarie e secondarie

Ho iniziato la tesi affermando che non si tratta di una tesi sul lavoro di rete così come è attualmente concepito e portato avanti. Attraverso una rilettura di due casi seguiti in questi ultimi anni nel tirocinio e come volontario, ho cercando invece di individuare un itinerario metodologico e pratico nuovo riconducibile il più possibile al percorso prassi-teoria-prassi svolto.

Il modello di riferimento all’interno del quale si colloca lo studio condotto è il modello unitario.
Questo approccio teorico, che ha alla base una visione olistica della persona, tiene in considerazione le interazioni e l’interdipendenza che le persone hanno con il mondo circostante.
Questo concetto durante la fase di studio della tesi mi ha richiamato alla mente più volte l’idea di globalizzazione e di rete che inevitabilmente influenza e condiziona sempre più la nostra società, le politiche di welfare e quindi il lavoro dell’assistente sociale.

Dopo una prima analisi economica piuttosto sommaria, ho approfondito l’aspetto sociologico delle reti. Le reti sociali, tanto quelle primarie quanto quelle secondarie, non sono altro che una definizione adottata dalla sociologia per classificare e descrivere le diverse tipologie di rapporti interpersonali.
Le reti primarie, non avendo tra gli attori un legame di carattere funzionale ma piuttosto di tipo affettivo, non prevedono la presenza di un assistente sociale. Quindi molto difficilmente lo troveremo a ricoprire sia il ruolo di attore della rete primaria che di assistente sociale della stessa persone, salvo i casi in cui l’assistente sociale non faccia già parte della rete primaria di quella persona, prima di diventare un “caso”.
Ciò non di meno sappiamo quanto sia importate, ai fini del buon andamento del processo di aiuto, poter conoscere gli attori che costituiscono la rete primaria della persona che si rivolge al servizio sociale e sapere che tipo di relazioni ci sono tra loro.
La mia idea sostenuta dalla tesi è che non è importante sapere solo quali siano gli attori che costituiscono la rete primaria della persona bensì riuscire a conoscerli personalmente, instaurare con loro una relazione non preordinata o finalizzata a qualcosa di ben preciso ma semplicemente orientata alla conoscenza che deve essere necessariamente reciproca se si vuole che ci sia una vera apertura alla relazione.
Questo in un certo modo può voler dire in parte spogliarsi del ruolo istituzionale che l’assistente sociale ricopre, ma penso che in una prima fase in cui è necessario conquistare la fiducia degli attori della rete primaria questo sia importante. Sorvolo sui pregiudizi che caratterizzano la professione dell’assistente sociale e che rendono sicuramente non facile questo lavoro di penetrazione delle reti primarie.

Nelle reti secondarie invece, dove l’autorevolezza del ruolo è data dalla professionalità, l’elemento di novità potrebbe essere quello di assumere da un lato un ruolo di facilitatore dell’interconnessione tra le strutture (pubbliche e private) che già esistono sul territorio e dall’altro un ruolo che gli consenta di fare da tramite tra queste ed il tessuto sociale costituito da un’infinità di reti primarie.

Un doppio ruolo quindi, sia dentro le reti primarie che dentro le reti secondarie: come attore attivo nelle prime e come ponte tra queste e le seconde.

Durante il percorso universitario, e grazie all’esperienza del tirocinio, ho imparato che prima dei modelli operativi, degli strumenti legislativi e delle risorse economiche, che sono più o meno a disposizione dell’assistente sociale, la vera risorsa su cui contare sono le persone, tutte senza distinzione tra utenti, operatori, singoli cittadini, le persone nella loro universalità.
Indubbiamente questa convinzione, richiede un agire etico nella professione che possa sostenere il duro confronto con la realtà lavorativa di ogni giorno fatta di continue emergenze, di carenza di strumenti, di mancanza di collaborazione.

Per provare a realizzare ciò che ho proposto nella tesi, non è possibile tuttavia pensare al lavoro sociale prescindendo da una ricerca costante dell’etica che investa e coinvolga tutti e tre i mandati: sociale, professionale ed istituzionale.

Dei tre quello su cui a mio avviso è necessario investire maggiori energie è il mandato sociale.
L’assistente sociale è chiamato infatti sia come professionista del sociale a cercare di assolvere al meglio proprio il mandato sociale ma al tempo stesso si interpella anche come singolo cittadino di fronte ai problemi della comunità globale in cui l’etica non sembra essere proprio ai primi posti tra i valori che la contraddistinguono.
Ecco allora che in una società in cui l’incontro diventa scontro tra culture diverse, a cui si sta contrapponendo sempre più un atteggiamento individualista, acquista un significato nuovo vedere l’assistente sociale, che adempie al suo mandato, operando nell’ottica dell’interconnessione tra le reti.
Per poter far questo è richiesta inevitabilmente la capacità di agire e di pensare il proprio lavoro connotandolo di una forte valenza etica: un’etica del linguaggio per favorire un maggior dialogo sociale, un’etica della comunicazione nel rapportarsi con le altre istituzioni, un’etica della tolleranza e della comprensione dei paradigmi altri sollecitati dall’inevitabile incontro con culture diverse, da una moralità dell’azione sociale attenta e orientata al bisogno dell’altro.

E proprio questo agire morale che ci rimanda agli altri 2 mandati perché ovviamente il mandato sociale da solo non basta.
Se questo ci chiede di andare ad abitare le reti per ascoltare le richieste della società, il mandato professionale ci indica chiaramente quali sono i principi, i valori, la metodologia e le competenze necessarie per fare tutto questo.
Mentre il mandato istituzionale ci fornisce gli strumenti operativi e le strutture organizzative per realizzare l’incontro, l’ascolto e la promozione del benessere della persona.

Concludono la tesi la descrizione di due casi, uno chiuso positivamente e uno ancora in corso, per i quali si è cercato di operare secondo le indicazioni proposte nella tesi, sia da un punto di vista teorico-pratico che etico.

Il percorso che ho cercato di definire è sicuramente ancora poco definito da un punto di vista metodologico e spero che la tesi sia oggetto di spunto e di approfondimento per i vari aspetti che tratta in modo troppo sommario e generico e che meriterebbero invece molto più tempo e attenzione per essere approfonditi con rigore.

La tesi è scaricabile su questo sito nell’
Area Download – Tesi di Laurea

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