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L’Assistente Sociale incontra gli utenti in palestra

In questo articolo desidero illustrarvi un’esperienza di lavoro condotta a cavallo tra il 2012 e il 2013. Spero che la mia testimonianza possa offrire nuove prospettive di lavoro nell’ambito della nostra professione. Sono ancora tanti gli ambiti di intervento inesplorati in cui potremmo agire in qualità di agenti di cambiamento, soprattutto per quanto concerne la libera professione.
Un giorno per caso, leggo un volantino in cui una scuola di arti marziali cerca dei consulenti esperti in interventi di prevenzione relativamente al fenomeno del bullismo, per un programma di Coaching Psicopedagogico. Propongo di cooperare a titolo volontario, pensavo di dover semplicemente affiancare degli esperti. Invece mi ritrovo di fronte un istruttore di arti marziali, motivato, con tanta voglia di offrire un servizio utile ai propri allievi, ma nello stesso tempo bisognoso della guida di specialisti. Nello stesso tempo i genitori dei rispettivi allievi (alcuni vittime di bullismo a scuola), si presentano smarriti senza punti di riferimento sul territorio, per capire come affrontare il problema.

Ebbi modo di affrontare codesta problematica durante il periodo di tirocinio, affiancata da altri operatori. In quel momento invece dovetti rimboccarmi le maniche, e così iniziai a lavorare da sola con poche risorse a disposizione, tirando dal cassetto il mio background di conoscenze e competenze, costruito anche in occasione di due percorsi di ricerca portati avanti per la stesura delle tesi di laurea triennale e specialistica. La scuola non è una semplice palestra, ma un’associazione O.n.l.u.s, polisportiva, che si occupa di problematiche sociali. L’istruttore mi chiede di diventarne socia per un anno, e in quel momento inizia il nostro percorso.
Ne è seguito un periodo di osservazione e sperimentazione sul campo, che mi ha permesso di definire meglio i miei obiettivi professionali, e di proporre un modello di lavoro perfezionabile e applicabile in contesti simili. Riporto la relazione consegnata alla fine del progetto:
Dal 16/11/2012 il maestro V. S., (istruttore di arti marziali specializzato nelle seguenti discipline: istruttore Forsvar Ju Jitsu, kung fu Wing Chun, Krav maga, Difesa personale, Karate Kyu shin do), e la Dott.ssa Lina Daniela Bevacqua (Assistente Sociale con esperienza di ricerca e di prevenzione nelle scuole nell’ambito del disagio giovanile, in particolare del fenomeno del bullismo), hanno dato avvio ad una collaborazione sperimentale, volta alla prevenzione e al contrasto del fenomeno del bullismo.
L’obiettivo nel breve periodo è quello d’incontrare ragazzi e genitori in un contesto informale, partendo dal basso, divenendo un punto di ascolto, di formazione e di indirizzo, per coloro coinvolti a qualsiasi titolo in questa problematica.L’insegnamento delle discipline citate presenta una peculiarità che ben si presta al coinvolgimento della palestra in un progetto di ampia portata che coinvolga i servizi, le agenzie educative e le istituzioni presenti sul territorio. Infatti le tecniche insegnate non vengono impiegate solo in ambito sportivo, in un contesto agonistico, ma sono finalizzate all’autodifesa personale, soprattutto in casi di pedofilia, bullismo e violenza a sfondo sessuale. Il tutto supportato da alcuni incontri a carattere teorico, condotti dal maestro, dove l’allievo viene aiutato a prendere consapevolezza sull’uso della tecnica, sul come usarla al meglio, sui rischi che ne possono seguire, su come evitare le situazioni di pericolo. Tale percorso si presenta utile nei casi di bullismo a scopo di molestia riscontrato soprattutto dal genere femminile.
La Dott.ssa Bevacqua, che in questi mesi ha offerto la sua collaborazione a titolo volontario, ha integrato l’allenamento fisico inserendo l’apprendimento di alcune tecniche pedagogiche (disco rotto, fogging, visualizzazione creativa, modalità di comunicazione assertiva), utili in caso di bullismo indiretto o verbale.
L’allenamento si svolge due volte a settimana il lunedì e il venerdì, dalle 16:30 alle 17:30. Il lunedì la dott.ssa Bevacqua, dopo l’allenamento, ha previsto una sessione di circle-time, della durata di mezz’ora, associata a tecniche di braistorming e di role-play. In questo spazio gli allievi hanno avuto la possibilità di riflettere sulle tematiche afferenti il bullismo, discuterne insieme ai compagni; esprimere le loro emozioni, conoscere sé stessi (grazie all’esercizio del diario emotivo) e gli altri, percependosi come gruppo; sviluppare strategie di coping, attivare le loro risorse interiori potenziando il senso di autoefficacia, sviluppare una sana autostima, strategie di comunicazione assertiva. Durante il circle-time sono state discusse le seguenti tematiche:

– Che cos’è il bullismo;

– Chi è il bullo e perché si comporta in questo modo;

– La vittima di bullismo, chi è e cosa fare per aiutarla;

– Il ruolo degli spettatori;

– Come affrontare le prepotenze;

– I diritti e doveri dell’alunno a scuola;

– Il bullismo sessuale, come riconoscerlo ed affrontarlo;

– La fiducia in se stessi, che cos’è e come svilupparla

– Esercizio dell’albero dell’autostima: i propri pregi e difetti, come valorizzare i primi ed accettare i secondi;

– Come imparare dagli errori rielaborando le esperienze negative;

– Cosa sono le emozioni e come riconoscerle

Maggior successo hanno avuto gli incontri iniziati con il braistorming, mentre ha sortito pochi effetti l’utilizzo della favola e della metafora sul comportamento prepotente.

Il feedback è stato positivo, alla fine di ogni incontro i ragazzi dimostravano maggior controllo delle emozioni, senso di rilassamento, e rafforzamento dello spirito di squadra.
Parallelamente la Dott.ssa Bevacqua ha avviato un percorso di formazione e di sensibilizzazione su questa tematica, con i genitori degli allievi una volta al mese, presso i locali del Centro Sociale Anziani. Gli incontri sono stati condotti con le stesse tecniche usate per gli allievi, al fine di favorire una partecipazione attiva da parte dei genitori, infatti non è stato solo rivolto ai genitori ma condotto insieme a loro.

La palestra è dotata di uno sportello d’ascolto dove la Dott.ssa Bevacqua ha condotto previa richiesta, colloqui individuali con gli allievi e i rispettivi genitori al di fuori dell’orario previsto per le lezioni”.

QUESTIONI APERTE
Il progetto non è ancora inserito in una rete istituzionale, non è ancora definito dallo Statuto dell’associazione. La presente relazione rappresenta solo una bozza di un possibile progetto che andrebbe perfezionato, in questi mesi si è avuto modo di osservare delle dinamiche che hanno portato alle fasi del lavoro esposto, quanto riportato rappresenta il punto di partenza per la programmazione e progettazione di un intervento di prevenzione che coinvolga varie professionalità e competenze.
Il principale problema riscontrato è quello relativo all’incapacità delle varie comunità scolastiche di riconoscere la presenza del bullismo all’interno delle loro scuole, poche scuole sembrano dotate di linee guida finalizzate alla prevenzione e al contrasto del bullismo, problema che determina una totale mancanza di collaborazione tra scuola e famiglia, lasciando i genitori privi di punti di riferimento, nel caso in cui i figli incorrano in queste problematiche. Il bullismo è ancora di frequente considerato come una palestra di vita, per mezzo del quale i ragazzi imparano ad affrontare il mondo (…).
E’ necessaria una forte opera di sensibilizzazione nelle scuole da parte dei professionisti preposti alla prevenzione del disagio giovanile, oltre ad un lavoro di coordinamento con le forze dell’ordine con il Tribunale dei Minori, e con i Servizi Sociali presenti sul territorio.
Inoltre è consigliabile inserire all’interno del progetto operatori esperti in mediazione familiare, in quanto problemi di comunicazione all’interno della coppia possono influire sull’educazione dei figli”.

La prima volta che incontrai l’istruttore mi espresse il rammarico di essere abbandonato dalle istituzioni, di essersi rivolto all’ente locale senza trovare risposte adeguate. Il fine del suo progetto non era stato compreso, scambiato per una modalità di guadagno commerciale.
Concludo con una riflessione. La complessità della società odierna e i tagli cui è costantemente sottoposta la spesa sociale, non possono costituire un alibi per arroccarsi su vecchie posizioni. Anche in tempi di crisi, si possono trovare soluzioni nuove, se impariamo a leggere il territorio con lenti diverse. Ma occorre l’umiltà di non nascondersi dietro un titolo o una qualifica di “tecnico”, bisogna ascoltare anche i punti di vista di chi non è addetto ai lavori, senza snobismo o pregiudizio.
Se qualcuno vuole confrontarsi (soprattutto chi lavora in contesti simili o appreso metodologie diverse all’estero), aggiungere il suo contributo per eventuali suggerimenti, o discussioni sul tema, potete contattarmi su facebook o al mio indirizzo e-mail bevacqua.linadaniela@libero.it.

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2 Comments Leave a comment »

  1. Bella esperienza, da perfezionare, però, e da rivendere come competenza professionale. Può essere un bel settore per la libera professione. Capita spesso per caso che delle “contaminazioni” diventino occasione d’impresa. Lo stesso connubbio difesa personale – bullismo – disciplina del comportamento aprono le porte ad un mondo. Si pensi per esempio al lavoro con le scuole, ma anche a corsi di autodifesa per i colleghi. Lo sforzo è quello di “lavorarci” per trasformarlo in “prodotto imprenditoriale”. Comincia a farci un sito internet e buttaci un pò di cose, oltre ad un’offerta. Auguri.
    Ugo Albano

    Commento by Ugo Albano — 8 Gennaio 2014 [Permalink]

  2. Complimenti alla dott.ssa Bevacqua ed alla sua capacità creativa! sono assolutamente convinta che son o molti gli ambiti in cui possa essetre sviluppata la professione e che sia necessario pensare ad un'”agenzia” che si occupi della promozione della professione in modo organizzato e sistematico.
    Se la dott.ssa desidera contribuire ci si può risentire.
    Cordiali saluti

    Commento by LINA DADDA — 20 Gennaio 2015 [Permalink]

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