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Quello che i genitori vorrebbero

La gravidanza gemellare è un momento magico: parenti, amici e conoscenti sono lì a preoccuparsi della tua salute, si premurano di non farti stancare, vigilano sulla tua alimentazione, vanno a procurarsi la rarissima Mela Azzurra delle Ande direttamente dagli ultimi Toltechi che resistono ancora e sempre all’invasore, come gli abitanti del piccolo villaggio gallico di Asterix.

Ma la gravidanza gemellare è diversa da quella singola. Ergo, una mamma gemellare (da non confondere con una bi-mamma qualunque) è diversa da una mamma singola.
Spesso i due mondi sono in silenziosa antitesi e una chiacchierata sulle quisquilie dell’allevare figli diventa presto una colta discettazione sui massimi sistemi.
In generale la mamma gemellare ha la meglio, non perché sia più intelligente ma perché nei momenti topici tira fuori termini tipo monoamniotica, bicoriale, feto-fetale, vanishing twin, o magari hatching, progesterone ed eparina, e tanto basta usualmente a stendere l’avversaria.

Poi, una volta nati, la battaglia si fa ancora più aspra: “Ma sono identici! Come fa a distinguerli?”
“Non li distinguo, vado a casaccio!”, “Due gemelli? Doppia fatica, non vorrei essere nei suoi panni!” “Non creda, io li nutro e li cambio a giorni alterni, ne tiro su due al prezzo di uno!” e via di questo passo.

Ma la sfida più dura è crescerli, perché tirare su due gemelli, si sa, è difficile il doppio. Quello che vorremmo è che, al di là dei grazie e dei per piacere che da piccoli ci dicono sorridendo, al di là dei “vaffaeccetera” che da adolescenti ci urleranno in faccia, un giorno possano mettere insieme tutti questi fili, anche i più sbiaditi e contorti, e scoprire una trama dal disegno armonioso.

Sabrina Schotshttp://www.gemellinfamiglia.it

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